Discorso di Matteotti

Il 30 maggio 1924, esattamente 100 anni fa, Giacomo Matteotti tenne il suo ultimo discorso alla Camera dei Deputati. L’allora segretario del Partito Socialista Unitario prese la parola per contestare l’esito delle elezioni politiche che si erano da poco tenute, elezioni che avevano dato un successo inaspettato al partito fascista, già al governo da un anno e mezzo. Un successo che però, com’era evidente a tutti, non era veritiero: durante le elezioni numerosissime erano state le violenze e i brogli da parte fascista. Matteotti proveniva dalla provincia di Rovigo, aveva da poco compiuto 39 anni ed era in Parlamento da quattro anni e mezzo.



Presidente.1 Ha chiesto di parlare l’onorevole Matteotti.

Giacomo Matteotti. Noi abbiamo avuto da parte della Giunta delle elezioni la proposta di convalida di numerosi colleghi. […] Contro la loro convalida noi presentiamo questa pura e semplice eccezione: cioè, che la lista di maggioranza governativa, la quale nominalmente ha ottenuto una votazione di quattro milioni e tanti voti... (Interruzioni).

Voci al centro: "Ed anche più!"

Giacomo Matteotti. ... cotesta lista non li ha ottenuti, di fatto e liberamente […]. Contestiamo in questo luogo e in tronco la validità della elezione della maggioranza (Rumori vivissimi). […] L’elezione, secondo noi, è essenzialmente non valida, e aggiungiamo che non è valida in tutte le circoscrizioni. In primo luogo abbiamo la dichiarazione fatta esplicitamente dal governo, ripetuta da tutti gli organi della stampa ufficiale, ripetuta dagli oratori fascisti in tutti i comizi, che le elezioni non avevano che un valore assai relativo, in quanto che il Governo non si sentiva soggetto al responso elettorale, ma che in ogni caso - come ha dichiarato replicatamente - avrebbe mantenuto il potere con la forza, anche se... […]

Voci a destra: "Sì, sì! Noi abbiamo fatto la guerra!" (Applausi alla destra e al centro).

Giacomo Matteotti. Codesti vostri applausi sono la conferma precisa della fondatezza del mio ragionamento. Per vostra stessa conferma dunque nessun elettore italiano si è trovato libero di decidere con la sua volontà... (Rumori, proteste e interruzioni a destra) Nessun elettore si è trovato libero di fronte a questo quesito... […] A rinforzare tale proposito del Governo, esiste una milizia armata... (Applausi vivissimi e prolungati a destra e grida di "Viva la milizia")

Voci a destra: "Vi scotta la milizia!"

Giacomo Matteotti. […] Esiste una milizia armata... (Interruzioni a destra) la quale ha questo fondamentale e dichiarato scopo: di sostenere un determinato Capo del Governo bene indicato e nominato nel Capo del fascismo e non, a differenza dell’Esercito, il Capo dello Stato. (Interruzioni e rumori a destra) […] c’è poi una serie di fatti che successivamente ha viziate e annullate tutte le singole manifestazioni elettorali. (Interruzioni, commenti)

Voci: a destra: "Perché avete paura! Perché scappate!"

Giacomo Matteotti. Forse al Messico si usano fare le elezioni non con le schede, ma col coraggio di fronte alle rivoltelle. (Vivi rumori. Interruzioni, approvazioni all’estrema sinistra) E chiedo scusa al Messico, se non è vero! (Rumori prolungati) […] Volete i singoli fatti? Eccoli: ad Iglesias il collega Corsi stava raccogliendo le trecento firme e la sua casa è stata circondata... (Rumori) […]

Roberto Farinacci. Va a finire che faremo sul serio quello che non abbiamo fatto!

Giacomo Matteotti. A Melfi... (Rumori vivissimi - Interruzioni) a Melfi è stata impedita la raccolta delle firme con la violenza (Rumori). In Puglia fu bastonato perfino un notaio (Rumori vivissimi) […]

Roberto Farinacci. Vi faremo cambiare sistema! […]

Giacomo Matteotti. A Genova (Rumori vivissimi) i fogli con le firme già raccolte furono portati via dal tavolo su cui erano stati firmati […] Io espongo fatti che non dovrebbero provocare rumori. I fatti o sono veri o li dimostrate falsi. Non c’è offesa, non c’è ingiuria per nessuno in ciò che dico: c’è una descrizione di fatti.

Attilio Teruzzi. Che non esistono!

Giacomo Matteotti. […] Voi sapete che persone, le quali hanno dato il loro nome per attestare sopra un giornale o in un documento che un fatto era avvenuto, sono state immediatamente percosse e messe quindi nella impossibilità di confermare il fatto stesso. […] Presupposto essenziale di ogni elezione è che i candidati […] possano esporre […] in pubblici comizi o anche in privati locali, le loro opinioni. In Italia, nella massima parte dei luoghi, anzi quasi da per tutto, questo non fu possibile.

Attilio Teruzzi. È ora di finirla con queste falsità.

Giacomo Matteotti. L’inizio della campagna elettorale del 1924 avvenne dunque a Genova, con una conferenza privata e per inviti da parte dell’onorevole Gonzales. Orbene, prima ancora che si iniziasse la conferenza, i fascisti invasero la sala e a furia di bastonate impedirono all’oratore di aprire nemmeno la bocca. (Rumori, interruzioni, apostrofi)

Una voce: "Non è vero, non fu impedito niente." (Rumori)

Giacomo Matteotti. Allora rettifico! Se l’onorevole Gonzales dovette passare 8 giorni a letto, vuol dire che si è ferito da solo, non fu bastonato. (Rumori, interruzioni) L’onorevole Gonzales, che è uno studioso di San Francesco, si è forse autoflagellato! (Si ride. Interruzioni) […] Dicevo dunque che ai candidati non fu lasciata nessuna libertà di esporre liberamente il loro pensiero in contraddittorio con quello del Governo fascista e accennavo al fatto dell’onorevole Gonzales, accennavo al fatto dell’onorevole Bentini a Napoli, alla conferenza che doveva tenere il capo dell’opposizione costituzionale, l’onorevole Amendola 8, e che fu impedita... (Oh, oh! - Rumori)

Voci: a destra: "Ma che costituzionale! Sovversivo come voi! Siete d’accordo tutti!"

Giacomo Matteotti. Vuol dire dunque che il termine "sovversivo" ha molta elasticità! […] L’onorevole Amendola fu impedito di tenere la sua conferenza, per la mobilitazione, documentata, da parte di comandanti di corpi armati, i quali intervennero in città... […] Bande armate, le quali impedirono la pubblica e libera conferenza. (Rumori) Del resto, noi ci siamo trovati in queste condizioni: su 100 dei nostri candidati, circa 60 non potevano circolare liberamente nella loro circoscrizione!

Voci: a destra: "Per paura! Per paura!" (Rumori - Commenti) […]

Giacomo Matteotti. Non credevamo che le elezioni dovessero svolgersi proprio come un saggio di resistenza inerme alle violenze fisiche dell’avversario […]  

(Rumori prolungati, Conversazioni) […]

Giacomo Matteotti. I candidati non avevano libera circolazione... (Rumori. Interruzioni) […] Non solo non potevano circolare, ma molti di essi non potevano neppure risiedere nelle loro stesse abitazioni, nelle loro stesse città. Alcuno, che rimase al suo posto, ne vide poco dopo le conseguenze. Molti non accettarono la candidatura, perché sapevano che accettare la candidatura voleva dire non aver più lavoro l’indomani o dover abbandonare il proprio paese ed emigrare all’estero. (Commenti)

Giacomo Matteotti.  […] Voi sapete che, nella massima parte dei casi, sia per disposizione di legge, sia per interferenze di autorità, i seggi […] risultarono composti quasi totalmente di aderenti al partito dominante. Quindi l’unica garanzia possibile, l’ultima garanzia esistente per le minoranze, era quella della presenza del rappresentante di lista al seggio. Orbene, essa venne a mancare. Infatti, nel 90 per cento, e credo in qualche regione fino al 100 per cento dei casi, tutto il seggio era fascista e il rappresentante della lista di minoranza non poté presenziare le operazioni. Dove andò, meno in poche grandi città e in qualche rara provincia, esso subì le violenze che erano minacciate a chiunque avesse osato controllare dentro il seggio la maniera come si votava, la maniera come erano letti e constatati i risultati. Per constatare il fatto, non occorre nuovo reclamo e documento. Basta che la Giunta delle elezioni esamini i verbali di tutte le circoscrizioni, e controlli i registri. Quasi dappertutto le operazioni si sono svolte fuori della presenza di alcun rappresentante di lista. […] Coloro che ebbero la ventura di votare e di raggiungere le cabine, ebbero, dentro le cabine, in moltissimi Comuni, specialmente della campagna, la visita di coloro che erano incaricati di controllare i loro voti. Se la Giunta delle elezioni volesse aprire i plichi e verificare i cumuli di schede che sono state votate, potrebbe trovare che molti voti di preferenza sono stati scritti sulle schede tutti dalla stessa mano, così come altri voti di lista furono cancellati […]. Il fatto è che solo una piccola minoranza di cittadini ha potuto esprimere liberamente il suo voto […]. Noi deploriamo invece che si voglia dimostrare che solo il nostro popolo nel mondo non sa reggersi da sé e deve essere governato con la forza. Ma il nostro popolo stava risollevandosi ed educandosi, anche con l’opera nostra. Voi volete ricacciarci indietro. Noi difendiamo la libera sovranità del popolo italiano al quale mandiamo il più alto saluto e crediamo di rivendicarne la dignità, domandando il rinvio delle elezioni inficiate dalla violenza alla Giunta delle elezioni. 



Undici giorni dopo questo discorso, il 10 giugno 1924, Giacomo Matteotti venne rapito a Roma, poco dopo essere uscito di casa, da una squadra di fascisti che prendeva ordini dal Ministero dell’Interno. Venne caricato a forza in un’auto e ucciso a pugnalate. Il suo corpo fu nascosto nella campagna romana e venne ritrovato solo il 16 agosto successivo. Mussolini e i suoi uomini furono subito accusati dall’opinione pubblica dell’omicidio. Il capo del fascismo rimase per qualche mese in attesa; visto però che nessuno lo detronizzava, il 3 gennaio 1925, sette mesi dopo l’omicidio, fece un famoso discorso alla Camera in cui si assunse «la responsabilità politica, morale, storica di tutto quanto è avvenuto». Quelle parole diedero avvio alla dittatura fascista a viso aperto che sarebbe durata per un ventennio, fino al 1945.

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